[et_pb_section fb_built=”1″ _builder_version=”3.0.47″][et_pb_row _builder_version=”3.0.48″ background_size=”initial” background_position=”top_left” background_repeat=”repeat”][et_pb_column type=”4_4″ _builder_version=”3.16.1″ parallax=”off” parallax_method=”on”][et_pb_text _builder_version=”3.16.1″]
Baia di Hakata, Giappone autunno del 1274
“Mio Shogun, Hakata brucia. I Mongoli hanno invaso per prima la prefettura della mia famiglia e la mia spada non ha potuto alcunché.
Il tuo fidato servitore Takezaki Suenaga”
Le milizie mongole di Kublaj Khan – nipote di Gengis Khan – si ritirano, dopo aver affrontato la furia di un tifone sulle loro imbarcazioni. Il loro tentativo di invasione è sfumato solo grazie a un fortuito intervento degli Dei.
Dietro di loro: distruzione e morte.
Mia Signora, i tuoi fragili giorni si sono spenti e io non ho potuto difenderti. A nulla è servita la difesa del tuo devoto servitore.
Come ho potuto lasciare che la mia tachi* si spezzasse? La spada a cui era legata la salvezza della mia casata. Spezzata, per sempre.
Vili Mongoli, assaltano e aggrediscono in moltitudine. Come lupi affamati attaccano in branco, senza alcun rispetto del minimo vincolo d’onore. Guerrieri, se così possono definirsi questi rozzi assassini, con armi pesanti, artifici magici e privi di ogni rango.
Ho perso la mia casa, la mia famiglie e la mia spada mi ha abbandonato: quando ho potuto tagliare il corpo del mio avversario, la lama non è riuscita a superare la sua corazza di pelle e scaglie. Ogni attacco, eseguito in velocità e tecnica, è risultato inefficace e dopo gli urti contro le rozze spade mongole la mia spada si è spezzata.
I nemici sono scappati, ma torneranno. Solo questo mi convince a non sacrificare la vita secondo le regole sacre del suicidio rituale, li attenderò e la mia nuova spada sarà qui ad attenderli quando le loro navi si affacceranno all’orizzonte.
Già, la mia spada. I miei avi credevano che mai avrebbe abbandonato i guerrieri della loro casata, ma così non è stato.
È giunto il momento: una nuova spada.
Lo Shogun sta radunando i migliori forgiatori perché si crei una nuova spada: una katana mai vista prima. Più corta, più flessibile e dotata di un acciaio vivo, figlio di una nuova arte di temperatura.
Devo andare a Kamakura, lì troverò il miglior acciaio per la mia spada, sarà flessibile come un giunco e affilata come la vendetta.
Torneranno i Mongoli e io tornerò ad Hakata per aspettarli. Torneranno e io sarò su queste sponde. Saremo io e lo spirito di vendetta della famiglia Suenaga.
Addio Hakata, ci vedremo solo quando il mio spirito e la mia nuova spada saranno fuse nell’ultimo acciaio.
* antica spada giapponese, dalla lama lunga (solitamente 75-80 cm) dotata di una notevole curvatura, concepita per la cavalleria e progettata per colpire di taglio, strisciando sul bersaglio così da causare il massimo danno col minimo sforzo
[/et_pb_text][/et_pb_column][/et_pb_row][et_pb_row _builder_version=”3.16.1″ custom_padding=”26px|0px|27px|0px|false|false”][et_pb_column type=”4_4″ _builder_version=”3.16.1″ parallax=”off” parallax_method=”on”][et_pb_text _builder_version=”3.16.1″]
Liberamente tratto dalla prima invasione mongola sull’isola di Hakana (Giappone, 1274)
Scritto da Marco Fabbretti
[/et_pb_text][/et_pb_column][/et_pb_row][/et_pb_section]